Valérie de Gasparin, aristocratica svizzera e fervente seguace protestante, effettuò numerosi viaggi in tutta Europa, nella prima metà dell’Ottocento. La Contessa scrisse stupende pagine sulla sua esperienza nel Tigullio, intrise di una sensibilità tutta femminile. Nonostante una mal dissimulata altezzosità aristocratica, si sforza di interagire con la gente del posto e riesce a mostrarci aspetti inediti della viva nel levante ligure.
Nessuno potrebbe descrivere meglio di lei l’accoglienza turistica all’inizio dell’Ottocento nel Tigullio, a Chiavari. Di seguito riporteremo alcuni episodi della vita quotidiana dei turisti di allora, di cui l’arrivo in Hotel, con i dubbi sulla scelta, sarà senz’altro il primo.
“… Le nostre carrozze si fermano davanti all’Hotel della Posta, situato nella piazza chiusa da un vecchio castello merlato. L’albergatore si precipita verso le portiere.
– Si può vedere il mare da casa sua?
– Un pochino!
– Hum! E le vostre camere?
– Eccellenza, venga avanti!
Ha l’aria onesta, il nostro anfitrione s’arrampica sulle scale di quattro in quattro, apre tutto: primo piano, secondo piano, vestibolo, saloni, tutto quello che si vuole:
– Eccellenza! Si sporga dalla finestra, guardi da quel lato! Laggiù, quel piccolo pezzettino blu è il mare!
– Ehi! Almeno il vento del mare arriverà fino a noi?
– L’albergatore annusa l’aria. Sì, credo proprio che sì!
Pover’uomo! Il nostro aspetto lo sconcerta, È troppo discreto per interferire nelle nostre faccende, troppo umile per influenzare le nostre decisioni; ma l’insieme del suo aspetto leale rivela la sua buona volontà, e anche la gioia che avrebbe nell’ospitare tanta brava gente.
– Si possono fare bagni di mare qui?
– Sì, certamente! Farò montare una tenda; la spiaggia è pulita.
– Potrebbe provvedere a tutto il necessario, nel caso …?
– Eccellenza! Con piacere. Eccellenza! Faremo di tutto per accontentarvi!
– Le camere sembrano adeguate.
– E la frutta, Eccellenza? Pesche, uva, pere! I migliori fichi che potrete trovare!
Amico mio, hai lo sguardo sincero; tua moglie, una bella e giovane madre, osserva da lontano questa comitiva in viaggio, ancora indecisa; la scruta un po’ preoccupata, un po’ triste, con un pallido sorriso che domanda solo di diventare gioioso. Orsù! Non siamo persone da crearvi preoccupazioni; se dalle vostre finestre non possiamo vedere il mare, in compenso ravvisiamo la piazza; davanti al vecchio castello, possiamo guardare il mercato; ogni mattina, ogni sera, tutto il giorno, andremo al mare. Ci si mette d’accordo. La padrona di casa, con i suoi due bambini, si avvicina radiosa, il padrone di casa ride, ed eccoci tutti contenti. …” (10)
Il servizio ai tavoli riveste sempre un ruolo importante nell’attività alberghiera, dove non si può certo sfigurare.
“… Facciamo come gli abitanti di Chiavari, osserviamoci vivere. Luigi, il maggiordomo, bussa discretamente alla porta del soggiorno; i due battenti si aprono; appare lui, tovagliolo al braccio. Cecco lo segue con un vassoio in mano: è il pranzo. Luigi srotola la tovaglia e la piega con mille disegni ingegnosi; mentre Cecco gli porge le posate e i piatti, Luigi sistema, sposta, sostituisce, si colloca a distanza, inchina la testa, ammicca, ritorna, tira un po’ la saliera, spinge un po’ le bottiglie; forse non sono al buon posto come prima, ma gli piace di più; e quando ha finito, Luigi viene da noi rispettosamente e ci chiede se siamo soddisfatti. Appena si gira, noi acconsentiamo. Allora Luigi arrossisce di piacere; il suo viso onesto si accende di un fuoco interiore; ha trovato finalmente la perfezione. …” (11)
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