Le consuetudini alimentari individuano aspetti della vita umana tra i più mutabili nel tempo, esibendo variazioni cosi marcate tra nazione a nazione da giungere, in alcuni casi, a definire l’individuo (“dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei”, oppure “l’uomo e quello che mangia”). Pur potendo deglutire e digerire quasi tutto, non mangiamo rigorosamente di tutto. Accanto a certi alimenti che risultano biologicamente inadatti, ve ne sono altri che gli esseri umani evitano di mangiare pur essendo perfettamente commestibili.
Le differenze sostanziali tra le cucine del mondo si possono far risalire alle condizioni ambientali e alle diverse circostanze presenti nelle differenti zone, oltre a tutto quello che si riferisce alle tradizioni culinarie di un popolo e alla sua cultura alimentare. Nell’attuale società si va perdendo il legame tra il cibo e la sua funzione prettamente alimentare; mentre si afferma la sua connotazione come “nutrimento” della mentalità collettiva.
L’esperienza con la cucina tradizionale di una nazione raffigura uno degli aspetti più stimolanti e piacevoli di un viaggio, costituendone sovente la motivazione principale. Ciò vale a maggior ragione per la Liguria, ricca e ingegnosa sotto il profilo gastronomico e territorio di profondi contrasti geografici, con climi spesso differenti generati dalla contemporanea presenza di montagna e di mare, con diverse influenze provenienti dalle regioni circostanti.
Risulta, pertanto, difficile attribuire alla cucina ligure delle caratteristiche precise ed è quantomeno impresa ardua sintetizzare in poche righe le diverse specificità locali, sovente appartenenti a territori che per secoli sono stati culturalmente lontani tra loro.
Appare assodato, comunque, che la cucina ligure eserciti un effetto altamente positivo sul turista; si tratterebbe di una specie di seduzione complementare che rafforza il piacere della vacanza nella nostra regione. Infatti, costituisce uno dei punti di forza dell’immagine della Liguria in Italia e all’estero.