Rossese di Dolceacqua

Rossese di Dolceacqua

In una ristretta zona dell’estremo ponente ligure, a ridosso del confine francese, un limitato numero di vignaioli continua con abnegazione l’antica coltura di questo grande vitigno. La gran parte delle uve pigiate danno origine ad un vino color rosso rubino, dal timbro brillante, profumato di rosa e di viola, dal sapore asciutto e gradevolmente ammandorlato, da consumarsi anche giovane pur migliorando nei primi tre anni.

Vitigno Rossese – Riferimenti storici
Le fonti storiche attestano che la denominazione “rossese” è stata applicata a diversi vitigni a bacca rossa e bianca, coltivati nella Liguria di Levante ed in quella di Ponente; tra questi merita una menzione speciale un rossese bianco della Provincia spezzina, particolarmente pregiato e ricercato. Per quanto riguarda il rossese di Dolceacqua, una notizia certa sulla sua presenza la si ritrova ai primi del 1800 quando, in occasione di una visita di Napoleone presso il castello dei Doria di Dolceacqua, venne appunto offerto il vino locale, nell’occasione molto apprezzato dall’insigne ospite. Diffusione ed importanza II rossese, insieme all’ormeasco, può essere considerato il vino più tipico della Provincia di Imperia; la sua coltivazione è profondamente radicata nella vita, nella gastronomia e nella cultura dei paesi Intemeli.

Il vitigno è coltivato nel territorio compreso tra il confine francese e l’estremità orientale dei Comuni di Seborga e Perinaldo, comprende 11 Comuni che si estendono in gran parte tra le valli disegnate dai torrenti Nervia e Verbone. La coltura, untempo estesa su tutto il territorio citato, oggi è limitata ai vigneti situati sulle pendici di queste due vallate; in questo ambito ristretto si possono altresì individuare alcuni siti, altrimenti detti “cru”, particolarmente famosi e rinomati presso gli operatori ed esperti del settore. Note colturali II rossese di Dolceacqua si distingue per il suo areale di coltivazione molto limitato, che corrisponde in modo preciso al comprensorio Intemelio; per la sua alta adattabilità a terreni calcarei e sassosi, da cui si dice ne sia derivato il nome (rocense o roccioso = rossese); per la tecnica di coltivazione ad alberello, con potatura cortissima. Gli impianti di rossese devono essere effettuati sui crinali o la media collina, secondo una tradizione ora diventata anche norma di legge per le produzioni a DOC.

Le densità di impianto sono molto variabili in relazione alla conformazione del terreno, e possono oscillare da 7.000 a 10.000 piante per ettaro. Il rossese di Dolceacqua è generalmente pronto per la vendemmia tra la fine di Settembre e la prima decade di Ottobre. La vinificazione L’uva rossese viene tradizionalmente trasformata secondo il sistema di vinificazione in “rosso”, ovvero con macinazione di tutte od alcune delle parti solide del grappolo. Il metodo antico prevedeva la fermentazione prolungata del mosto insieme alle bucce ed ai raspi; recentemente si è affermato, sia pure con difficoltà e solo in alcune aziende, un metodo intermedio con il quale la fermentazione avviene in presenza delle sole bucce e per un periodo limitato. La vinificazione “antica” ancora sopravvive nelle piccole aziende e nelle produzioni familiari.

Valorizzazione della qualità
II rossese è tutelato a livello comunitario dalla Denominazione di Origine “Dolceacqua o Rossese di Dolceacqua”, tale riconoscimento, ottenuto ormai da tempo, è stato un passo essenziale per la maturazione professionale dei viticoltori. L’albo della DOC copre ormai la quasi totalità delle aziende produttrici. Il rossese è un vino mono-vitigno, ottenuto secondo la tradizione da sole uve della varietà omonima. Il Disciplinare di produzione DOC hanno ripreso questa consuetudine, stabilendo che la quantità minima di uve rossese deve essere almeno il 95%; per il restante 5% è prevista l’aggiunta di uve della varietà Dolcetto ormeasco. Esiste la denominazione di “rossese Dolceacqua superiore”, riservata al vino di gradazione alcolica minima pari a 13° ed invecchiamento di almeno un anno. La maggior parte delle vigne di rossese sono condotte secondo le indicazioni del programma agroambientale della CE e della Regione Liguria; si trovano alcune aziende che hanno anche intrapreso il metodo di produzione biologico.

Caratteristiche organolettiche
Colore rosso rubino più o meno intenso, con riflessi violacei e granato all’invecchiamento; odore vinoso intenso e delicato, caratteristico; sapore asciutto, fresco, aromatico e caldo, morbido e vellutato, con vena amarognola.

Zona di produzione: Val Nervia e provincia di Imperia

Curiosità:
Abbinamenti gastronomici

Vino rosso asciutto adatto ad accompagnare portate di buon impegno come il coniglio alle erbette, lo stufato di capra con fagioli, piccione ripieno, tordi al ginepro, formaggette dell’alta val Nervia, anatra al vino rosso, capretto in umido e altri piatti della cucina italiana ed estera.

Come servirlo e conservarlo
Viene servito ad una temperatura di 18°C, in bicchieri a calice leggermente panciuti con stelo medio.

Dà il meglio di sé nel periodo che va da 1 a 3 anni.
L’invecchiamento è previsto solo per il Dolceacqua Superiore che, obbligatoriamente, non può essere immesso sul mercato prima del 1° novembre dell’anno successivo a quello della vendemmia. Deve essere conservato in posizione coricata, negli scomparti dei vini rossi della cantina ad una temperatura costante tra i 10° e i 14°C.

Caratteristiche:
Vino rosso asciutto. Colore rosso rubino intenso con lievi riflessi violacei da giovane, si fa rosso rubino con tonalità granata sui 3 – 4 anni. Se troppo affinato o vecchio tende al granato scarico con orlo giallognolo; odore vinoso ma fruttato e fragrante da giovane, si fa ampio, persistente, con sentori delicati di fragola di bosco e di rosa lievemente appassita. Quando è all’apice diventa etereo, con lievi sentori di resine boschive e di piante aromatiche; sapore asciutto con lievissima vena tannica da giovane, si fa morbido, sapido, leggermente caldo, continuo, vellutato con piacevole e tipico fondo amarognolo, quando è giustamente affinato. Da vecchio si fa sottile, magro, piatto con netto fondo amarognolo. Alcolicità: 12 – 14%; acidità totale: 4,5 – 6 per mille.

Preparazione:
Viene prodotto con le uve del vitigno omonimo, chiamato anche Rossese di Ventimiglia, per il 95%, mentre per il restante 5% possono concorrere uve rosse non aromatiche.

Gastronomia ligure